Il diario di Santa Scorese:
un’aspirazione a realizzare un programma
inscritto nel nome
( VI )

Dino Tarantino
[Testo pubblicato nella prima edizione del Diario di Santa Scorese - 1997]

Coordinate fondamentali -- Carteggio d'amore -- Maria: madre e modello -- La scelta sofferta
Non "fare", ma "essere" per Gesù -- Discernimento interiore -- L'aspirazione alla santità -- Il martirio

L’ aspirazione alla santità

D’altra parte Santa non ha mai rinunciato alla sua vera aspirazione, quella alla santità. La prima pagina del diario è decorata dalla parola "Santa" a tutto campo. Non si tratta di compiacimento narcisistico. Non ne era il tipo. Quello era un programma di vita che le veniva imposto anche dal nome.

"Colgo il significato della vita... Dobbiamo imparare a vivere in funzione di Cristo." [Diario, 24 febbraio 1988]

Lo dice esplicitamente il 17 novembre 1987: "A volte penso che veramente anche il mio nome è qualcosa che Dio ha voluto dare a me perché contribuisse alla mia santità. Probabilmente io ho bisogno di ricordare più spesso (perché lo dimentico) quale è il fine a cui deve tendere la nostra vita".

Il Signore vuole che diventi santa, si ripete. E se pensa che il Signore l’ama dell’amore che ha nutrito per i Santi, lei si sente misera, gretta, un nulla. Allora fa appello a Maria: "Oltre a prenderti come modello di donna, aiutami Madre ad imitarli come modello di santità. Sarò molto esigente, ma sento il bisogno di santificarmi perché mi sento ancora troppo piena di umano" (6 gennaio 1988).

In altra occasione, riflettendo sul nostro destino terreno e sulla nostra prospettiva oltremondana, afferma: "L’uomo non ha ancora capito che è stato fatto per cieli più alti anche di quello che vede e che la terra non è altro che solo il "mezzo" per poter conquistare la santità. Colgo il significato della vita. La vera vita non è questa. Dobbiamo imparare a vivere in funzione di Cristo, puntando solo a Lui, non perché abbiamo paura della morte, ma perché dobbiamo prendere coscienza che essa non ci appartiene e se sentiamo che è nostra lo è solo perché il Signore c’è l’ha data e lo ha fatto perché abbiamo la possibilità di santificarci" (24 febbraio 1988).

Su questa chiamata alla santità la giovane di Palo del Colle non ha alcun dubbio o incrinatura. Il suo è un desiderio ardente che si fa docilità ad essere trasfigurata e trasformata da Cristo in Cristo: "Chiedo solo di avere sempre la disponibilità a lasciarmi amare, trasformare da Lui solo e soltanto per amore Suo e dell’Immacolata, e sono sicura che solo così potrò cominciare a fare un cammino di santità. Sì, sento il desiderio di farmi santa per vivere la vita unitiva, indivisibile con il mio Signore" (19 aprile 1988).

Se la meta della santità è perseguita con decisione, Santa non avrebbe potuto prevedere che le veniva chiesto e riservato anche il martirio.

Il martirio

Chi si aspetta di trovare nel diario corposi riscontri di questa travagliata vicenda rimane deluso. Il primo riferimento è nell’appunto del 30 aprile ‘88: "Davvero il diavolo non si rassegna!!.. Ieri pomeriggio mi sono spaventata e nello stesso tempo anche un po’ arrabbiata che ho urlato come un’isterica contro quel tizio che mi segue. Con una faccia da ebete mi ha detto cose sconce che mi hanno fatto venire il voltastomaco. Non so proprio come fare per togliermelo di torno e non nascondo che se prima avevo solo paura, ora ho il terrore di vederlo fra i piedi. Ci si può aspettare di tutto da un tipo come quello!!

Mamma non ha capito quanto sia spaventata e ride, ma secondo me c’è da muoversi. Oggi ripensavo alla scena di ieri e mi ritornavano in mente le parole di quel lurido maniaco e veramente mi sembrava di vedere Satana che tenta. Sta tentando, sta proponendomi le cose del mondo (anche se non mi sfiora nemmeno lontanamente di fare qualcosa con quel maiale) e soprattutto provocandomi all’ira e all’isterismo. Vorrei tanto, Signore, non trovarlo mai più sulla mia strada perché il solo pensiero di rivederlo mi fa ribrezzo!!!" (30 giugno 1988).

Qui la sera del 15 marzo 1991, davanti al portone della casa dove abitava, Santa Scorese subì la mortale aggressione, che si configura come vero martirio per Cristo Signore.

È la prima segnalazione, alquanto allarmata, del pericolo incombente. Eppure il "tizio" la perseguita da un pezzo. Si tratta di un maniaco psicopatico che si presentò un giorno mentre Santa era in chiesa e che da allora non le diede più pace. Quella mente malata l’ha ossessivamente inseguita, minacciata, ghermita e stroncata. Una storia, durata anni, di ossessivi pedinamenti da parte del folle, di diaboliche apparizioni nei luoghi e nelle ore più impensate, di lettere minacciose, di telefonate, di annunci di morte, di aggressioni verbali e violenze reali, di turpiloqui e di scritte che per anni hanno insozzato i muri di Bari.

Santa non ne parla nel suo diario fino a quando il pericolo non si fa incombente. E ha una sua prima sconvolgente manifestazione nell’aggressione del 6 febbraio 1989: un attentato grave che, se non provoca danni fisici, ha tutti gli elementi di un funesto preannuncio. È questa la pagina più drammatica per quanto attiene alle vicissitudini umane. Trapela ancora il terrore che continua a scuotere Santa:

"Credo e spero che un’esperienza così non si ripeta mai più nella mia vita. È stato tremendo!! Non so nemmeno se ho la capacità di scrivere quello che provo tanta è la confusione, lo scoraggiamento che ho dentro.

Oggi il matto ha cercato di usarmi violenza. Mi ha prima detto che ero morta, e poi mi ha sbattuto per terra e lui cercava di baciarmi. Che sensazione orribile!! Ho urlato con tutta la voce che avevo, con tutta l’anima, ma nessuno mi ha sentita. Ho invocato Gesù dicendogli che non poteva lasciar fare e ho chiamato Maria. Per fortuna pare che loro mi abbiano ascoltata e così ho cercato di liberarmi di quel pazzo che mi teneva stretta e sono andata dalle missionarie.

Che situazione terribile!! Mi sento ancora frastornata e mi sembra di aver vissuto un incubo. Non capisco perché si sia arrivati a tanto, perché, Gesù, tu permetti questo. Ecco, mi sento un po' come Gesù nel Getsemani e vorrei poter trovare la forza di dire come Lui: "Padre allontana da me questo calice, ma sia fatta non la mia ma la tua volontà".

Stare nella volontà del Padre. Mi sembra impossibile farlo adesso, ma voglio almeno provarci. Tu sei amore e allora amami!! Spero di dormire anche se prevedo una notte insonne" (6 febbraio 1989).

Immagine di Santa Scorese posta sulla lapide. Ma Santa vive ora la vera vita in Cristo, col Signore che ha sempre amato e da cui si è sentita grandemente amata.

L’episodio costringerà i parenti a mobilitarsi e a sollecitare la struttura giudiziaria, sanitaria e di polizia a prendere in considerazione la pericolosità sociale del giovane schizofrenico e a intervenire per la parte di propria competenza. Ma precauzioni e iniziative di parenti e amici, segnalazioni alle strutture sanitarie, denunce alla magistratura, esposti, cautele e limitazioni della libertà personale, vigilanza, scorte e turni di guardia non serviranno a niente.

Il 16 febbraio 1989 Santa, stanca, annota: "Il tempo è bello, c’è il sole e sembra davvero che sia giunta la primavera. Potesse essere così dentro di me!! Purtroppo le cose continuano a non andare affatto. Il pazzo ieri è ricomparso e sappiamo che la madre si rifiuta di farlo curare. Papà le ha dato un ultimatum: sabato le ritelefonerà e le chiederà il nome del medico presso cui ha portato il figlio. Io non spero affatto in buoni risultati!

Per concludere la serie dei guai, papà si è fratturato un braccio e non può nemmeno guidare, così... è Rosa la mia scorta. Mi sento terribilmente in colpa per tutto questo. Far alzare Rosa presto, farle fare da autista, tenere legate a me tante persone... proprio non lo sopporto. Mi sento un peso per tante persone e forse lo sono per me stessa. Quando finirà tutto questo?".

L’epilogo dell’assurda vicenda si ebbe la sera del 15 marzo 1991. Nessuna denuncia, nessun appello, nessuna richiesta di aiuto servì ad evitare quel tragico esito di un martirio di incubi, di tormenti e di persecuzione, nonostante le autolimitazioni della libertà personale e le restrizioni dei diritti fondamentali che avevano reso impossibile la sua vita.

Dopo una via crucis durata anni, alla fine Santa, spossata dalle molestie, dagli inseguimenti, dalle vessazioni del suo persecutore, a 23 anni, cadeva vittima di un folle, ma anche dell’indifferenza, della leggerezza, dell’approssimazione di tutti quegli organismi che avrebbero dovuto tutelare la sua vita.

Dovette subire inerme sotto il portone di casa un destino atroce reso più raccapricciante da tutta una serie di leggerezze, omissioni, inadempienze ascrivibili a una cronaca di una morte annunciata.

Ora Santa riposa nel cimitero di Palo dei Colle. Sulla sua tomba un bassorilievo la raffigura seduta alla mensa in mezzo a Gesù e alla Vergine. Un’epigrafe riferisce:

"In un tripudio di canti e di luce
fui accolta al banchetto celeste
in comunione di Gesù e di Maria."

Gode la pace dei giusti e di là emana il profumo dei santi. Il suo Diario trattiene sprazzi della sua esemplarità di vita e barlumi del suo candore ascetico. Se ne colgano le scintille e si inneschi un falò di carità.

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E-mail: gesunuovo@yahoo.it

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