"La bellezza intramontabile"
Spunti di riflessione sulla vita
della Ven. Maria-Teresa Gonzalez-Quevedo

Sonia Andreoli - Egidio Ridolfo s.j.

"Gesù ha gusti migliori!..."

E' nota una viva e pronta risposta di Teresita (Maria-Teresa Gonzalez-Quevedo) ad una sua amica, che parlando dei suoi "progetti" le disse: "Viaggerò, mi divertirò finché sarò giovane, e quando sarò vecchia entrerò in convento per assicurarmi il Cielo"... "Che gretta ed egoista - le replicò Teresita - sarebbe bello che Gesù ti accettasse ormai piena di acciacchi, dopo che tu hai offerto la parte migliore della tua vita al mondo! Gesù ha gusti migliori e vuole la giovinezza, con tutte le sue allegrie e i suoi sogni".

Pur non avendo ancora scelto la sua strada, Teresita definisce senza mezzi termini "avara" la sua compagna: Gesù non si accontenta degli "avanzi", ci vuole in tutto il nostro splendore, in tutta la nostra giovinezza... Questa risposta richiama il Salmo 42 come era recitato nella liturgia latina della S.Messa ai tempi di Teresita, che dice: "Salirò all'altare di Dio, a Dio che allieta la mia giovinezza"...

In effetti scegliere di seguire Cristo non può essere frutto di "calcolo", ma di amore disinteressato e totale verso di Lui... Che senso avrebbe (come pensa l'amica) decidere di entrare in monastero per "tutelarsi" contro "l'età che avanza"?... Oltretutto scegliere di entrare in convento si giustifica solo come libera risposta alla chiamata (da cui il termine "vocazione") da parte di Dio. Ecco il perché della scelta di Teresita: ha sentito la chiamata dello "Sposo" e conseguentemente ha detto addio alla "vita nel mondo", pur conservando i ricordi della sua vita "passata" e non rinnegandola. Anzi, la sua gioia di vivere, la sua simpatia ed il suo buon gusto si sono "sublimati" in modo da essere trasferiti in una diversa e più vasta dimensione.

Come ha scritto il Card. Larraona nell'Introduzione alla biografia, Teresita possedeva "quell'istinto sicuro e quel gusto raffinato della bellezza, della distinzione, della grazia e della dignità personale, che l'accompagnò fino all'ingresso in noviziato e in qualche modo oltre, quando già senza sforzo, con un colpo d'ala, si era elevata a regioni più alte e nobili" (1).

Falsi modelli

Da sempre e in mille modi ricorrono i termini "amore" e "bellezza", perché in effetti esprimono la più profonda aspirazione dell'essere umano, e di fatto costituiscono due degli attributi di Dio, che ritroviamo nel profondo di noi stessi, dato che siamo sue creature. Ma sappiamo pure come questi termini sono soggetti a frequentissimi equivoci e travisamenti, data la corruzione indotta dal peccato nel nostro spirito. Solo un cammino di fede, guidato dallo Spirito, può ricomporre in noi quell'armonia che si manifesta appunto come vera "Bellezza" riflesso di un "Amore" vero perché ancorato alla sua prima origine, che è Dio.

La breve ma intensa vita di Teresita è un ottimo spunto per una seria riflessione in proposito, chiedendo al Signore di guidarci nel ricreare in noi quell'armonia che è frutto del Suo amore per noi e si manifesta anche all'esterno come bellezza, donandoci anche quella "salute spirituale" che è anch'essa "bellezza" ed è più essenziale di quella fisica, forzatamente transitoria. La giovinezza interiore infatti segue leggi contrarie a quelle biologiche, e può crescere col passare degli anni, come mostra appunto la vita di tanti nostri fratelli che la Chiesa ci propone come "modelli" e che sono i Santi.

Ogni giorno sperimentiamo che basta accendere la TV o sfogliare qualche rivista per essere letteralmente "bombardati" da immagini che ritraggono modelle, personaggi dello spettacolo che rappresentano dei "canoni" di bellezza e per ciò stesso "modelli" da imitare e raggiungere... Il più delle volte questo è impossibile, anche quando si hanno notevoli disponibilità finanziarie, ma il peggio è che la corsa sfrenata al raggiungimento di questi "ideali" porta spesso con sè conseguenze deleterie dal punto di vista della salute fisica (quante ragazzine cadono preda di problemi mentali e di disturbi del comportamento alimentare...), e inoltre rende difficile una vita serena insieme ai propri cari.

La Ven. Maria-Teresa González-Quevedo (foto del 1947)

E' chiaro che alla base di tante patologie di cui oggi si sente parlare ci sono dei conflitti con se stessi radicati, profondi, che non si possono spiegare o ridurre solo ad un voler "emulare" personaggi che si ritengono dei miti... Ci si può domandare quanto una vita di fede autentica potrebbe cambiare in meglio la nostra esistenza, che avrebbe allora per "miti" di riferimento la persona di Gesù e di Maria, il che vuol dire le autentiche "parole di vita" del Vangelo... Per tanti cristiani - durante tutta la storia della Chiesa - Maria è stata l'ideale di purezza e "bellezza" da raggiungere, modello perfetto di donna da emulare... Ma per fortuna anche oggi molti credenti perseguono questo "itinerario di vita", anche se le cronache non ne parlano...

Si parla tanto e si magnifica la chirurgia estetica, convinti che possa compiere veri e propri "miracoli", e chi si sentiva "pressato" da qualche problema derivante da una cattiva accettazione di qualche caratteristica del proprio aspetto, può sentirsi "sollevato"... Ma solo in determinati casi il ricorso alla chirurgia estetica si può giustificare, mentre il più delle volte il ricorso a queste tecniche non risolve affatto le problematiche interiori... In molte circostanze la stessa cronaca ci parla di persone che si sono sottoposte a varie operazioni di chirurgia estetica ma sono rimaste inappagate, depresse più di prima, o addirittura non si sono più sentite se stesse, non riuscendo a "vedersi" con quelle parti "nuove" del loro corpo che, pur essendo più "belle", vengono "percepite" come estranee...

Ci si guarda nello specchio e non ci si riconosce... forse perché non si ha il coraggio di guardare oltre, di affrontare il vero problema, quello che è "nascosto" dietro un naso un pò pronunciato o delle gambe troppo "tornite" (che in altri periodi storici venivano anche molto apprezzate...). Se si avesse la capacità di autoanalisi ed il coraggio di leggere sul serio in se stessi, facendo un autentico esame di coscienza e "guardando in faccia" quelli che sono i nostri veri limiti, si arriverebbe a riconoscere che la vera fonte di salvezza non comporta il ricorso al bisturi, che per quanto si cerchi di sdrammatizzare non è mai piacevole né esente da rischi.

Bisognerebbe domandarsi cosa veramente si sta cercando... se il nostro problema sta sul serio in quella parte del nostro fisico che non vogliamo accettare, pensando che gli altri possano "amarci" di più se "sostituiamo" una parte del nostro corpo con un'altra "costruita" in laboratorio... In realtà è questa una delle chiavi di accesso: il voler sentirsi accettati per il proprio aspetto esteriore, con la più o meno conscia speranza che possa essere utile per affrontare una "scalata" verso il successo, l'amore, o anche, più semplicemente, per avere maggiori chances nel mondo del lavoro...

E' inutile negare l'evidenza che nella società attuale (e certo, in forme e accentuazioni diverse, anche in passato) l'apparire a volte conta più dell'essere e non è necessario ambire ad un posto nel mondo dello spettacolo o della moda per rendersene conto: ci sono ragazze che non ottengono posti di commesse nei negozi solo per il loro aspetto fisico... anche se i datori di lavoro si giustificano attribuendo loro altri "impedimenti" di tipo caratteriale o culturale... In tante occasioni, a parità di meriti, la scelta cade sul soggetto più "avvenente"...

E' pur vero che la bellezza sta nell'occhio di chi guarda, è un fattore soggettivo: per quanti un "dipinto" composto di una macchia particolare fatta col pennello può valere somme spropositate? Di fatto i media impongono dei "modelli" ai quali superficialmente (senza troppo riflettere) si cerca di attenersi... Eppure una vera bellezza consiste spesso proprio nella diversità che c'è tra un essere umano ed un altro della sua stessa specie, magari di altra provenienza geografica...

L'arte, la letteratura, il soggetto di tante opere liriche, si son fatte eco di queste problematiche. Un esempio tra tanti, di riconosciuto pregio artistico, è proprio la celebre "Cenerentola" di Gioacchino Rossini, che sviluppa in modo personalissimo la nota favola che, in versioni diverse, esiste nella tradizione di tanti paesi. Rossini pone l'accento sulla "vera bellezza", paragonando le sorellastre di Cenerentola - che descrive, diversamente da come è nella favola originale, come donne avvenenti fisicamente, ma spiritualmente aride e meschine - alla protagonista, che nasconde, dietro ai vestiti miseri e logori, una bellezza non solo "fisica" ma che trae origine soprattutto da un'anima spiritualmente libera e generosa, capace di andare al di là della routine della sua povera vita quotidiana, di dare il giusto valore a persone e avvenimenti, con un abbandono consapevole e pieno di speranza nella "Provvidenza", impersonata dal "saggio Alidoro".

Una bellezza che è dunque "armonia" tra apparenza esterna e interiorità. L'opera di Rossini termina con un "gesto" d'amore, da parte di Cenerentola, che sorprende tutti, e fa trasparire - al di là dei luoghi comuni - l'autentica religiosità del celebre musicista marchigiano: un amore che solo il Vangelo può ispirare: Cenerentola infatti, divenuta principessa, non solo perdona il patrigno e le sue figlie, ma chiede a loro stessi di perdonarla, placando anche l'ira del principe che voleva invece "vendicarla".

Gesù stesso ci ha dato testimonianza di come la miglior "vendetta" sia il perdono, certo per noi difficile tante volte da concretizzare nella vita quotidiana... Infatti solo lo Spirito Santo ci dà la forza per far nostra questa indicazione "forte" del Vangelo... Forse dovremmo allora impiegare più energie per "abbellirci interiormente", dato che sarà questa la sola "bellezza" che ci accompagnerà anche nell'altra vita...

La bellezza esteriore è un riflesso di quella Bellezza che è uno degli attributi di Dio. Ma nel nostro esistere terreno è solo una "stagione" che poi cede il passo ad altre tappe, anche queste importanti, della nostra vita. Alla fin fine, per quanto ci si sforzi, non è stato ancora trovato un elisir di lunga vita... che consenta sul serio di non invecchiare, di eliminare le rughe... Tutti gli accorgimenti e gli interventi di chirurgia estetica non sono in grado di eliminare questi "problemi" alla radice... Quando si raggiunge una certa età non si può pretendere di tornare indietro ed avere l'apparenza fisica della giovinezza...

Quello che dovrebbe starci più a cuore, invece, è conservare e accrescere la "giovinezza del cuore", dal punto di vista mentale e spirituale... Se sappiamo bene che su questa terra siamo "di passaggio", e che solo il bene che avremo fatto ci aiuterà ad entrare nella vera Vita, cosa può importare se ci entreremo con le rughe o senza...?!

Teresita in una foto del 1943

Uno sguardo che vada "oltre"

Il corpo è "tempio dello Spirito", come ci rivela la Sacra Scrittura, e non si deve né idolatrare né tantomeno demonizzare. Anche gli antichi dicevano: "Mens sana in corpore sano", ma chi insegue i modelli attuali finisce per ritrovarsi una mente malata in un corpo sofferente... e questo, come accennato, talora con conseguenze irreversibili.

Dobbiamo prenderci cura del nostro corpo, senza però "idolatrarlo", non facendo sì che diventi un'ossessione il renderlo "perfetto"... Una giusta cura del corpo non impedisce il rendere la nostra anima tanto "leggera" da poter "volare" verso Dio più facilmente... quando Lui deciderà di porre fine alla nostra esistenza terrena...

Ci sono esempi - anche nel mondo dello spettacolo - di chi all'improvviso è stato "illuminato" ed ha volto il suo sguardo verso un altro "modello" da seguire, non preoccupandosi più delle cose "terrene", di quello che non porteremo con noi nell'altra vita...
Dovremmo guardare verso l'alto e non solo a terra, dinanzi a noi... scopriremmo, con gli occhi dell'anima, un universo diverso, sconfinato, a noi sconosciuto, solo in parte comprensibile grazie a quanto la Sacra Scrittura ci rivela, ma pieno di amore... di quell'amore che cerchiamo affannosamente e tanto spesso in modo sbagliato, non accorgendoci che la vera fonte dell'amore è solo Dio... e Lui ci ama sempre e comunque, con tutti i nostri difetti...

Come raggiungere una bellezza intramontabile...? Non con qualche "espediente" chirurgico, ma facendosi portatori della Luce, di quella luce della Fede che rende luminoso lo sguardo e radioso il viso, anche nella sofferenza...

Un esempio di bellezza intramontabile: la Ven. Maria-Teresa González-Quevedo (Teresita)

Tornando a Teresita Gonzalez-Quevedo (della quale è in corso la causa di beatificazione), vissuta in tempi a noi vicini (1930-1950), si evidenzia nella sua biografia una testimonianza di come si possa servire il Signore nella gioia, nella letizia ed avendo anche cura della propria persona... Troppi luoghi comuni ci spingono a vedere le figure di persone che scelgono di seguire il Signore come esseri tristi e dalle brutte fattezze... C'è chi afferma con ironia che molti consacrati a Dio hanno fatto questa scelta perché si sono sentiti "rifiutati" dal mondo a causa del loro aspetto esteriore...

Il transito di Teresita (8 Aprile 1950)

A giudizio unanime dei contemporanei Teresita era una bellissima ragazza, intelligente, appartenente ad una famiglia benestante, piena di ammiratori, ma - con grande meraviglia di quanti la conoscevano, a partire dai familiari - scelse di lasciare tutto per cercare di acquisire la vera bellezza... quella interiore... Questo è possibile anche ai laici (la chiamata alla santità è universale), ma nel suo caso Teresita comprese che il Signore la chiamava ad una totale consacrazione tra le Carmelitane della Carità (2).

Inoltre, l'itinerario di vita di Teresita da una parte evidenzia che la vita religiosa non è certo un "ripiego", e d'altra parte mostra la falsità del pregiudizio per il quale l'essere "belli" esteriormente debba quasi sempre coincidere con l'essere "vuoti" interiormente...

Un tratto fondamentale della sua spiritualità, durante tutto il breve corso della sua vita terrena, è stato l'avere come modello la Vergine Maria, da lei chiamata affettuosamente Madrecita. Teresita faceva parte della Congregazione Mariana presente nella scuola che frequentava presso le Carmelitane della Carità (3). Nel giorno della consacrazione all'Immacolata ad ogni congregata veniva consegnata una medaglia, con l'invito a farvi incidere una frase a loro scelta. Sulla sua medaglia Teresita fece scrivere Quien me mire, Madre mia, te vea" ("Madre mia, fa sì che chi guarda me veda te").

Parole fatte incidere con convinzione, che colpiscono e mostrano una forte determinazione interiore. Questa sua preghiera fu esaudita, perché chi le stava vicino - a giudizio degli amici e di quanti la conoscevano - non poteva evitare di notare come la sua bellezza non fosse solo esteriore, ma frutto di una grande luce che proveniva dal suo intimo...

Avendo condotto un'esistenza simile a tante ragazze benestanti della sua età, andando a feste, comprando bei vestiti e facendo sport, la sua decisione di entrare in monastero, non avendo compiuto neanche diciotto anni, non solo sorprese molti, ma lasciò delusi anche parecchi suoi ammiratori... Ma Teresita era decisa ad amare Gesù, solo Lui e per farlo in quali mani migliori poteva mettersi se non in quelle della sua Madre Celeste...?

Ecco che Teresita stava scegliendo la strada migliore, il cammino che conduce al Cielo, lasciando tutte le "vanità", quelle stesse cose materiali che le erano state familiari fino ad allora, per procedere speditamente verso la vera Vita, lasciandosi condurre da Gesù e Maria per sentieri dove non avrebbero più avuto importanza pizzi e merletti, ma solo un'anima pura, accettando anche - quando venne il momento - di sopportare con pazienza le innumerevoli sofferenze fisiche che le impose la meningite tubercolare che poi fu la causa della sua prematura dipartita, sulla soglia dei vent'anni (8 Aprile 1950).

Chi le è stato accanto o l'ha visitata dopo il suo ingresso tra le Carmelitane, ha potuto testimoniare di come Teresita non avesse affatto perso quella caratteristica gioia che la contraddistingueva (tanto che faceva fatica a rispettare i momenti di silenzio...) e come non avesse perso il buon gusto e la cura della persona, dato che teneva sempre in ordine il suo abito da novizia. Su questo ultimo aspetto chiese consiglio alla Superiora, temendo di poter "cadere" in un atto di "vanità", ma ne fu rassicurata: prenderci cura del proprio corpo e del vestito non è dannoso per la nostra anima, purché la preoccupazione per l'aspetto fisico non prenda il sopravvento sul vero bene che ci deve stare a cuore: la nostra purezza d'animo... Quello sarà l'unico "vestito" che porteremo con noi al termine del nostro pellegrinaggio terreno...

L'esempio che ci ha dato Teresita può essere seguito da qualunque ragazza del nostro tempo. In effetti questi "modelli" di vita oltrepassano le linee spazio-temporali, tanto più che il tempo in cui è vissuta (1930 - 1950), non è molto lontano da noi...

L'aspetto che induce a riflettere è come mai una ragazza nel "fiore degli anni", piena di gioia di vivere, abbia deciso di "chiudersi tra quattro mura"... Ecco in realtà un altro falso luogo comune... Si tende a pensare erroneamente che chi consacra tutta la sua esistenza a Dio, decidendo di pregare nel nascondimento, fuori dal "mondo", stia "sprecando" gli anni migliori della sua vita...

La vita religiosa, ovviamente, impone delle regole da rispettare, e questo a Teresita non sempre era facile (come osservare i periodi di silenzio), ma quello che a noi sembra impossibile è possibile a Dio, ed ecco la "vispa" ragazza che riesce a "limare" i suoi "difetti", sforzandosi di seguire Maria, il cui esempio resta il punto "fisso" della sua vita. A volte il suo amore per la Madrecita ed il suo "sentire" sempre la sua presenza e il suo sostegno poteva sembrare "eccessivo" agli occhi degli altri, come quando lasciava accanto a sé un posto vuoto dicendo di averlo riservato a Lei... Ma Teresita aveva bene in mente la secolare massima spirituale "Ad Jesum per Mariam", che indica come Maria sia la via più sicura ed efficace per arrivare a Cristo.

L'avere Maria come modello di vita continua anche nel nostro tempo a guidare la vita di tanti credenti e giovani in particolare, sia religiosi che laici. Per fare solo un esempio, la spiritualità mariana è centrale in movimenti come quelli dei Focolari di Chiara Lubich, o di istituti come le "Missionarie dell'Immacolata - P.Kolbe". Ambedue questi movimenti hanno aiutato moltissimo la Serva di Dio Santa Scorese (1968-1991) nella sua vita cristiana, nelle sue attività caritative e... persino nell'esercitare la sua bella voce, prima nel Coro "Gen 2" e poi in quello dell'Azione Cattolica nella sua parrocchia. Chi non è rimasto affascinato anche dalle figure delle "fate" delle fiabe...? Ma anche in questo "genere letterario" molti hanno individuato una sorta di "ispirazione" che fa risalire queste creature - frutto di fantasia - all'immagine della Madonna come nostra protettrice e madre amorevole.

Il problema che ci si può porre è questo: come sperare di diventare "come Maria" nonostante tutti i nostri limiti e difetti...? Il cammino sembra lungo e difficile, ma con la grazia di Dio si può tutto, e la gioia che si prova quando ci si sente avvolti dal manto della Madonna ripaga di tutte le sofferenze alle quali andiamo incontro se vogliamo essere fedeli al nostro Credo...

Santa Scorese. E' in corso il processo di beatificazione

Del resto, anche prendendo ad esempio la vita di una pianta, ci si rende conto di come le "potature" siano dolorose quanto inevitabili e necessarie... Allora dovremmo attuare lo stesso sistema con noi stessi, e chiedere al Signore la forza di lasciarci "potare", "tagliare", eliminando alla fin fine - anche se non sempre ce ne rendiamo conto subito - tutto quel che può inficiare il nostro rapporto con Dio, a partire dal dare meno valore alle apparenze, puntando sul vero "contenuto"...

In effetti Teresita ha ripercorso, seppur in un altro modo e non subendo un martirio per come lo si intende nel senso "classico" del termine, la strada di tante sante vissute nel primo periodo del cristianesimo, tra le quali, molto venerate e citate in uno dei canoni della S.Messa: Sant'Agata, Santa Agnese, Santa Lucia... Un elenco che potrebbe essere estremamente lungo, soprattutto se consideriamo quante ragazze, di cui non si conosce il nome o di cui non ci sono pervenute notizie, hanno scelto di sacrificare la propria vita per seguire Cristo, per non rinnegare la propria Fede...

In tempi più vicini ai nostri, pensando a queste figure di "purezza" autentica - che significa anche coscienza della propria dignità come donne e come cristiane - possiamo citare, come esempio, Santa Maria Goretti (1890-1902), che preferì subire il martirio e farsi uccidere anziché cedere alla violenza tradendo la propria fede, o la già citata Santa Scorese.

Ambedue, sia pure in contesti diversi dal punto di vista temporale e culturale, possiamo annoverarle nel vastissimo gruppo (Dio solo sa quanto grande!) di chi ha scelto di amare Dio e "conservarsi" bella dal punto di vista spirituale e "armonico" (esteriore e interiore). Da notare come risulta dalle testimonianze rese al processo canonico che il persecutore - e poi assassino - di Santa Scorese le avesse più volte intimato di non andare più a Messa, aggiungendo che se avesse seguito questo suo "ordine" non l'avrebbe più infastidita... Ma Santa preferì perdere la vita, ma non tradire l'Ideale, e così è salita scalando il bello ma difficile "sentiero" indicato da Gesù nel Vangelo, arrivando direttamente in quel Cielo nel quale lo stesso Gesù ci ha assicurato di aver preparato un posto per ciascuno di noi. Un altro esempio di come la vera bellezza, imperitura, sia quella dell'anima pura e generosa che per l'azione dello Spirito Santo si ritrova infine libera di volare al suo Creatore...

Note

1. I miei vent'anni, biografia di Maria-Teresa Gonzalez-Quevedo, Tipogr.Pisani, 1973, p.X.
2. Per una più ampia conoscenza della vita di Teresita si può consultare la pagina del nostro sito: Teresita: la Ven. Maria-Teresa González-Quevedo (1930-1950), della Congregazione Mariana di Madrid (Egidio Ridolfo s.j.)
3. Le Congregazioni Mariane erano associazioni di laici fondate dai Gesuiti non solo nelle loro residenze, ma anche in tante parrocchie diocesane e presso vari istituti scolastici fondati e diretti da molte congregazioni di Suore e altri gruppi di vita apostolica. Ancora oggi sono presenti in gran numero in Brasile.


E-mail: gesunuovo@yahoo.it

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