Apologhi

Le due anfore


Ogni giorno, un contadino portava l'acqua dalla sorgente al villaggio in due grosse anfore che legava sulla groppa dell'asino, che gli trotterellava accanto.

Una delle anfore, vecchia e piena di fessure, durante il viaggio, perdeva acqua.

L'altra, nuova e perfetta, conservava tutto il contenuto senza perderne neppure una goccia.

L'anfora vecchia e screpolata si sentiva umiliata e inutile, tanto piu che l'anfora nuova non perdeva l'occasione di far notare la sua perfezione:
"Non perdo neanche una stilla d'acqua, io!".

Un mattino, la vecchia anfora si confido con il padrone:
"Lo sai, sono cosciente dei miei limiti. Sprechi tempo, fatica e soldi per colpa mia. Quando arriviamo al villaggio io sono mezza vuota. Perdona la mia debolezza e le mie ferite".

Il giorno dopo, durante il viaggio, il padrone si rivolse all'anfora screpolata e le disse:
"Guarda il bordo della strada".
"Ma e bellissimo! Tutto pieno di fiori!" rispose l'anfora.
"Hai visto? E tutto questo solo grazie a te"disse il padrone.
"Sei tu che ogni giorno innaffi il bordo della strada. Io ho comprato un pacchetto di semi di fiori e li ho seminati lungo la strada, e senza saperlo e senza volerlo, tu li innaffi ogni giorno".

La vecchia anfora non lo disse mai a nessuno, ma quel giorno si senti morire di gioia.

Siamo tutti pieni di ferite e screpolature, ma se lo vogliamo, possiamo fare meraviglie con le nostre imperfezioni...

Lo sguardo lungimirante di Dio...
[Nota di Sonia Andreoli]

Ogni persona è un essere unico ed irrepetibile... anche quella che, agli occhi del mondo, sembra uno "scarto"... La scintilla divina è presente in ognuno di noi, non la si deve cercare "fuori da sé"...

Spesso ci si "crogiola" nei propri difetti, evitando così di cercare di ripararvi. Ma il Signore ha uno sguardo ben più "lungimirante" e può (anzi, sembra preferire...) "scrivere dritto" anche nelle nostre linee storte. La metafora dell'anfora rotta può indurci a riflettere su quanto le azioni buone che compiamo senza accorgercene lascino un "segno", in questo caso tangibile, mentre in senso più "astratto" potrebbero essere anche solo delle buone parole dette e poi dimenticate, ma che hanno "colpito" il cuore di qualcuno che ne aveva bisogno.

Quel che conta è sforzarsi di cambiare in noi stessi quei difetti che si possono modificare con la buona volontà, e soprattutto con la Grazia divina. In realtà quel che in noi è "imperfetto", soprattutto dal punto di vista fisico, non deve spingerci a pensare di non essere degni dell'amore del Padre, o dei fratelli... Il vero amore infatti non si ferma dinanzi ad una forma "irregolare", o ai segni del tempo sul volto... Il vero amore è un'energia che rompe le dimensioni del tempo e dello spazio, proiettandoci in quell'immensità che è l'universo creato di Dio.

L'odio, però, il rancore, "l'ombra" che è in noi, contro la quale dobbiamo sempre combattere, se prende il sopravvento può spingere a sentirsi "grandi", a pensare di essere capaci di azioni di cui altri non sono all'altezza, sfociando in un delirio narcisista, un delirio di onnipotenza che è causa di tanti mali sia odierni che del passato... A volte non ce ne rendiamo neanche conto... In certe circostanze sembra spontaneo parlare come "l'anfora nuova" e dire: "Non perdo neanche una stilla d'acqua, io!", insultando, metaforicamente o no, chi ci sta accanto e riteniamo essere inferiore...

Quanto diverso è l'atteggiamento della vecchia anfora, di quella rotta, di quella che si riteneva inutile pensando che il padrone perdesse tempo a causa sua: "Lo sai, sono cosciente dei miei limiti. [...] Perdona la mia debolezza e le mie ferite".

Se vogliamo che la nostra vita sia un eterno canto di ringraziamento e di lode a Dio dovremmo adottare lo stesso atteggiamento dell'anfora rotta, chiedendo perdono per le nostre imperfezioni confidando sempre nella misericordia divina, consapevoli del come Dio può trarre il bene dal male, e che ciò che ai nostri occhi è spregevole per Lui potrebbe non esserlo.

Ci viene incontro la Sacra Scrittura con le parole: "Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie. [...] Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie, i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri."
(Isaia 55, 6-9).


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