Manrico Marinozzi

Antologia critica (I)

I mobili, le ceramiche, le pitture che escono dalla loro piccola bottega (quella dei Marinozzi, ndr) in cui sembran rinnovate le tradizioni delle antiche scuole di veri maestri, [...] hanno un’impronta ingenua e paesana che attrae per la sua spontaneità e che è pertanto preziosa [...]. Anche questa finissima e perfetta riproduzione della Madonna di Loreto ben ci parla della sensibilità squisita dell’artista, che ha saputo rendere perfettamente in vecchi legni dalle patine naturali il capolavoro bizantino. (Renato Pacini - Il Lavoro d’Italia, 29.11.1928)

Esprimiamo il dubbio che il commercio antiquario prevalga su quell’arte che ha diffuso in Italia il nome dei Marinozzi, oltre che per i loro restauri, per certe gustose insuperabili imitazioni di nature morte, fatte a memoria e alla libera, di sapore settecentesco che potrebbero far pensare a una produzione in serie per un commercio su vasta scala, mentre han tutte, se non un loro tormento creativo che la mano va lesta, un segno di distinzione [...]. In realtà, più che nella casa di un antiquario [...] siamo nella bottega di artisti intelligenti, che se dipingono nature morte del sei e del settecento [...] si accostano poi all’opera di restauro di un mobile o di una tela con sentimento d’arte e spesso fanno dell’arte pura [...]. (Giacomo Pavoni - Il Giornale d’Italia, 1928)

"La figlia Giuliana",
olio su tela, cm 42 x 32.

La rinomata bottega di Marinozzi Manrico da Pollenza (Macerata), ha ottenuto nella Mostra Nazionale di Pesaro nell’anno 1928 il Diploma di Alta Lode (medaglia d’argento), per i pregevoli lavori in legno, apprezzati massimamente per la loro ottima lavorazione e l’accuratezza dei particolari. Il Marinozzi ha dimostrato la capacità di costruire con artistica varietà di motivi e di tecnica bellezze artigiane dei secoli passati. La sua modesta opera, che egli cura con umiltà e con silenzio, vuol riflettere la sensibilità del rinnovamento artigiano. (L’Artigiano, agosto 1929)

Sala Manrico Marinozzi di Pollenza (Macerata). Qui ci pare di essere in una bottega d’Antiquario: quadri, quadretti, tondini più o meno grandi con figure, paesaggi, nature morte, piccoli fiori, con i segni e la parma dell’antichità, con cornici vecchie e tre soavi madonnine in scultura, ingannano i nostri sensi e con la mitezza dei prezzi invitano a comperare. (B.S. - Vita Picena, Ascoli, 9.08.1930)

Ed eccoci alla sala dove si rimane perplessi e sbalorditi. Sono quadri antichi, rami sbalzati, terrecotte, sculture in legno prezioso, che farebbero invidia a qualsiasi museo e pinacoteca. Invece sono lavori modernissimi, le tele e le cornici sono nuovissime, i rami sbalzati. Dell’umile legno, la terracotta, la creta e così via. Occorre vedere e tornare a vedere, picchiare colle nocchie delle dita per persuadersi e per restare ancora di più ammirati dell’arte veramente superiore di un modesto artiere: Marinozzi Manrico di Pollenza. (Il Piceno Fascista, 23.08.1930)

L’umile bottega di un artigiano, sita in via della Pescheria, è oggetto continuo di numerosi visitatori per ammirare i quadri in imitazione antica. Sculture in legno, lavori sbalzati eseguiti da Manrico Marinozzi. Questo intelligente artista, con il suo non comune ingegno, con la sua tenace volontà, ha saputo tanto bene affermarsi da guagagnarsi più volte uno dei premi più ambiti in varie esposizioni.
Egli è un autodidatta: non ha frequentato alcuna scuola e tutto deve a se stesso, al suo studio, alla sua passione profonda per tutto ciò che è arte. Nella Mostra Nazionale di Pesaro ottenne l’onorificenza di alta lode con medaglia d’argento per le sculture di classico gusto. Il primo premio con medaglia d’oro ha conquistato nella Mostra regionale dell’artigianato di Ascoli Piceno. Nella Galleria Bellenghi in Firenze figurò nell’albo d’oro accanto a Irena Baruch e Rodolfo Bernardi.
Espose dei lavori di fine scultura su legno, da destare l’ammirazione di molti critici e maestri dell’arte. La specialità di questo artista è quello dei quadri ad imitazione dell’antico. Manrico Marinozzi si è affermato pittore e scultore di grande avvenire, soprattutto per la finezza del disegno, per la realtà dei suoi dipinti, per la rifinitura dei suoi quadri e le luminosità delle coloriture.
Questo impareggiabile artiere sembra faccia fiorire dal suo bulino il legno che scolpisce, trasformandolo in tenui e tremuli fiori, in immagini sacre e profane. Al padre suo, Remo, che è il capo e maestro di una autentica famiglia artigiana (per la sua attività è stato insignito recentemente della Croce di Cavaliere della Corona d’Italia) i nostri rallegramenti più vivi. (Il Giornale d’Italia, 18.05.1931)

"Cascata", tempera su tela antica,
cm 90 x 60.

La facciata della Chiesa di S.Antonio […] è stata progettata dall’architetto Cesare Bazzani Accademico d’Italia. [...] All’esecuzione dell’opera, che si sviluppa per ben 316 metri quadrati, molti artisti vi hanno partecipato; per le sculture in marmo e bronzo: l’illustre scultore Vito Pardo, Mario Sabbatelli e il concittadino Manrico Marinozzi. [...] Le due statue che adornano lateralmente la facciata e raffiguranti Dante Alighieri e Cristoforo Colombo sono state modellate con meravigliosa rapidità e sicurezza. Esse sono lì a dimostrare la capacità artistica del Marinozzi, la sua decisa e rappresentativa concezione. (L’Azione Fascista, 13.08.1932)

Ricordiamo gli scultori Vito Pardo, Marco Sabatelli e Manrico Marinozzi, giovane artista pollentino geniale, versatile, come un artefice antico e maestro di se stesso. Egli ha eseguito con rapidità e sicurezza di plastificatore provetto le due statue di Dante Alighieri e Cristoforo Colombo [...]. ( Giuseppe Branca - Corriere Adriatico, 20.08.1932)

Le statue: [...] Cristoforo Colombo e Dante Alighieri di Manrico Marinozzi di Pollenza. Specialmente va rilevato il senso artistico di quest’ultimo giovane concittadino, che in brevissimo tempo ha saputo donare alla facciata due esemplari di superba fattura, modellati con finezza e intelligenza [...]. (Il Giornale d’Italia, 24.08.1932)

Una enorme e varia produzione ha esposto Manrico Marinozzi. Acquarelli, olii, sculture in legno, bozzetti in creta, rappresentano la grande versatilità di questo giovane autodidatta in molte varietà di lavori. Nel ritrarre dal vero egli mostra una sensibilità artistica non comune, come riesce ottimamente nelle riproduzioni. I suoi lavori piacciono molto per l’originalità, per la buona intonazione che ad ognuno di essi sa dare ed anche per la scelta dei soggetti che indovina perfettamente. (Il Giornale d’Italia, 30.05.1933)

Grande serenità ti accresce, ti aumenta quando entri nella modesta quanto armoniosa casa che ospita il laboratorio di artigiani autodidatti e perfetti: ceppo il padre che diede l’avvio alla mirabile attività d’oggi [...]. Uno dei fratelli è chiaramente un artista. Bisogna parlare personalmente con lui perché i soggetti tipo miniatura, i quadri alla maniera fiamminga e quelli settecenteschi sono realmente cose pregevoli.
Egli pertanto, Manrico Marinozzi, possiede una sua particolarissima arte nelle nature morte, di un’evidenza o meglio di una vivezza (sono... vive!) addirittura d’eccezione, laddove rappresenta realmente umili oggetti della cucina e del focolare: bricchi, piattelame, cipolle, zucca gialla, ecc.
[...] Marinozzi è grande. Perché uno strato di polvere o uno stratarello di cenere sull’evidenza somma dei suoi poveri oggetti dipinti (la cuccuma del caffè, la ciotoletta, il tegame...), collocati sopra il tavolo o presso il fuoco, sono così "veri" che ti pare di dover toglierli con il cencio; non ho mai visto nulla di simile! Ti par di toccarla quella polvere. Ti par di doverla soffiar via.
Schietto, bonario, l’artista dice che lavora indefesso da mane a sera [...]: "Faccio il mestiere e se mi sboccia frattanto l’arte, se arrivo all’arte, è gioia tutta mia intima; gioia, gioia". Tutto limpido e onesto nell’ambiente. Manrico e i suoi operano e vivono in candore. Emerge Manrico per la sua fiamma artistica che dà sovente balenii e sprazzi. Fin da bambino egli segretamente riparava in soffitta per i suoi embrionali tentativi. Ora lavora e parla con gli occhi vividi che denotano la passione. Ed al tramonto o alle prime luci del mattino, mira estatico il cielo dalle terrazzine olezzanti di fiori del suo caseggiato. (Gianna Pazzi - Gazzetta Padana, 17.01.1950)

"Fanciulla con brocca"
olio su tela, cm 50 x 40.

Una serie completa di quadri ad olio e tempera, a soggetto antico, espone il pittore Manrico Marinozzi di Pollenza, la cui bottega artistica ha anche inviato a questa Mostra dell’artigianato piceno a Roma una serie di quadri e miniature di ottima fattura. (G.Podà - Roma, 23.12.1952.

Abbiamo dato notizia dell’inaugurazione della Mostra d’arte e d’artigianato a Pollenza per il centenario del suo nome, inaugurazione presenziata dal cardinale Fernando Cento e da alte autorità politiche, militari e culturali. Nelle luminose aule della Scuola professionale abbiamo ammirato le molteplici attività artistiche e artigianali dell’operoso paese. Nelle sale di pittura abbiamo notato i quadri di Manrico Marinozzi, di cui sottolineamo l’interno di "Bottega artigiana" e le composizioni della figlia Giuliana, originali per taglio e colore. (Il Resto del Carlino, 19.09.1962)

Se visiterete la bottega del cav. Remo Marinozzi, dopo aver passato in rassegna quanto è esposto nei saloni, insistete presso l’antiquario perché sottoponga alla vostra attenzione anche gli altri magazzini. È qui che… lungo le pareti della Galleria, oppure addossati a mobili o sediame, troverete dei quadri; la tela è antica, altrettanto la cornice, la composizione però è opera del fratello del cavalier Remo Marinozzi, il pittore Manrico. Si tratta quindi di ottime imitazioni di pitture antiche, sulle quali poi l’artista moderno ha lasciato l’impronta d’una sua fantasia originale. All’apparenza sembrano quadri di autori del ‘700, del ‘600 o di epoche precedenti. Sono ad ogni modo opere molto decorative, eseguite in modo impeccabile su tele d’epoca e racchiuse da cornici autentiche del periodo cui si ispira la composizione. ( Luciano Miconi- Amica, 22.01.1967)

È qui che Manrico Marinozzi, ormai sessantasettenne, dall’alba al tramonto crea composizioni di gusto seicentesco o settecentesco, traendo ispirazione da soggetti di celebri pittori. "Non sono imitazioni - dice Marimozzi mentre con il pennello sta abbozzando sulla vecchia tela un "paesaggio" alla Guardi - rubo dei motivi, ma non li fo perfetti; i miei quadri non sono copie".
L’artista di Pollenza è oberato di lavoro, le ordinazioni fioccano da più parti. Si vogliono fiori, vedute, frutta, altre composizioni decorative da appendere nel salotto, magari in sostituzione di un quadro autentico custodito in cassaforte, oppure piccoli ovali a soggetto floreale [...].
In moltissimi anni Marinozzi si è perfezionato cercando di carpire da ogni quadro antico, visto in una esposizione o riprodotto su un volume, un particolare. Incominciò con l’eternare sulla sbiadita e incerottata tela due fiori di un maestro del Seicento. Gli riuscirono molto bene, vi lasciò un suo tocco con un pizzico di fantasia. Vendette gli ovali a poche lire.
L’hobby lentamente si trasformò in mestiere [...]. Conclusa la sua giornata, il pittore si ritrova con Remo e un altro fratello Riccardo, di settantuno anni, ancora abilissimo nell’adoperare la sgorbia e lo scalpello, ora nel sottostante laboratorio, in cui si riparano i mobili antichi, ora nella bottega antiquaria, dove sono presentati, in un simpatico disordine, divani e cassettoni marchigiani, porcellane e terracotte, lampadari e orologi, frutto di ricerche non so!tanto nella zona ma anche in altri centri della penisola. Il negozio, in un susseguirsi di stanzoni, è situato nella vecchia casa Marinozzi, in via degli Orti, a pochi passi dalla piazza principale e dall’abitazione del celebre pittore Fabio Failla [...]. (Luciano Miconi - Qui Touring, Aprile 1971.

Seconda parte

E-mail: gesunuovo@yahoo.it

Home Page
Manrico Marinozzi

Home Page
"Orizzonti dello Spirito"