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Santa Maria Goretti: una ispiratrice per i giovani del nostro tempo John M. Martin, M.M. |
Dipinti di Candide Inkel
Nel nostro tempo, quando l’impurità e la promiscuità sono così estese fra i giovani, è consolante ripercorrere la storia di una ragazza di dodici anni che nel 1902 lottò contro un giovane che voleva usarle violenza sessuale.
Il nome della ragazza è Maria Goretti; venne uccisa il 2 luglio 1902 per essersi rifiutata - in nome della fede in Cristo - di acconsentire alle proposte impure di un giovane di nome Alessandro, e per questo è stata proclamata Martire da Papa Pio XII.
Alessandro già un'altra volta le aveva proposto di cederle, ma il rifiuto di Maria Goretti lo rese furibondo. Dopo una settimana di calma apparente, un giorno, mentre Maria rassettava le camere da letto ed era sola in casa, Alessandro entrò in silenzio e l’afferrò da dietro, ma siccome Maria fece di tutto per svincolarsi, mollò la presa, ma non senza prima averla minacciato: "Se lo dici a tua madre, ti ucciderò!"
Cosi dicendo se ne andò. La ragazza chiuse la porta a chiave e rimase in camera fino al ritorno della madre, che poi - non sapendo nulla - la rimproverò per non aver preparato da mangiare come faceva di solito. Intanto Alessandro se la rideva, compiacendosi di averla proprio intimorita.
Così continuò a starle costantemente dietro, seguendola e osservandola come fa il gatto col topo. Maria ripensava alle minacce di Alessandro, ma nonostante la sua paura continuò nella sua linea di costante rifiuto di ogni concessione. La preghiera le dava coraggio: il Signore non l’avrebbe mai abbandonata!
Pochi giorni dopo, Alessandro le disse, "Maria, ho una camicia che deve essere rammendata, mi servirà per andare a Messa domani, la lascio sul mio letto." Sebbene Maria avesse voluto rifiutare, il suo senso di carita non glielo permise e si mise al lavoro. Alessandro uscì per bardare i buoi, li guidò su e giù per l’aia, ma poi - d’improvviso - si fermò e chiese alla mamma di Maria di prendere il suo posto dicendole: "Ho dimenticato il fazzoletto, tornerò subito."
Maria era seduta nella veranda e rammendava la camicia di Alessandro. Ricordò che l’indomani, Domenica, sarebbe stata la festa del Preziosissimo Sangue di Gesù e disse a se stessa: "Domani ci avvieremo presto, cosicché potremo andare alla Confessione e ricevere la Comunione."
Improvvisamente sentì i passi di Alessandro che saliva. Lo vide entrare in camera da letto, ma poi tornò subito verso la porta e con voce minacciosa le disse: "Maria, vieni qui!" Mentre lei cercava di rispondere, lui l’afferrò e la trascinò nella camera da letto, minacciandola con un coltello; Maria si liberò, gridò per avere soccorso, ma nessuno sembrava sentire le sue invocazioni di aiuto.
Saltò allora dietro al tavolo per proteggersi, ma Alessandro lo rovesciò e la fece inciampare. "Vuoi infine deciderti a cedere - le urlò - oppure devo ucciderti?" La sua unica risposta fu la sua lotta furiosa per liberarsi, torcendosi, gridando, mentre ripeteva: "No, non voglio!". E alla sua domanda: "Perché?" lei rispondeva: "E' peccato, Alessandro. Andrai all’inferno!"
La natura brutale del giovane ebbe infine il sopravvento, e come egli rivelò anni dopo, qualcosa nella sua anima scattò e con violenza incontrollabile infisse il coltello che già aveva in mano diverse volte nel petto e nell’addome di Maria. Pensando poi che la ragazza fosse morta, gettò il coltello insanguinato nell’armadio e si chiuse a chiave nella sua stanza.
Siccome Alessandro non tornava nell’aia, la mamma di Maria, che aveva preso il suo posto, si impensierì e mandò il figlio Mariano, ancora piccolo, a controllare. Ma intanto parecchie persone si erano recate verso la stanza di Maria, attratte dalle sue grida.
La trovarono per terra, con i suoi vestiti insaguinati. La madre, assistita da un’altra donna, le tolse il vestito e vide le ferite da taglio nel petto, nello stomaco e per tutto il corpo della figlia.
"Chi ti ha fatto questo?" le chiese.
E Maria sussurrò: "Alessandro."
La povera madre vacillò: "Alessandro? Ma perché".
La risposta venne lentamente e con voce debole: "Perché lui voleva commettere un peccato orribile e io mi sono rifiutata."
Nel frattempo fuori c’era tanta gente agitata che commentava il fatto e Domenico, un mezzadro, prese il suo carretto e andò a chiamare un dottore nel paese vicino; allo stesso tempo sparse la voce dell’orribile notizia, e così altra gente si riunì nel cortile. Qualcuno trovò il coltello insanguinato.
scelse la morte piuttosto che il peccato |
"Alessandro!", gridarono allora, "Dov’è Alessandro?" Trovarono la sua porta chiusa e volevano forzarla, quando arrivò di corsa il Conte Mazzoleni e dispose di far chiamare la polizia.
Finalmente il medico arrivò e chiese a tutti di uscire dalla stanza. Fece chiamare un’ambulanza, che arrivò solo quattro ore dopo, tirata da cavalli. Mentre Maria diveniva sempre piu debole per la grande perdita di sangue, la mamma fece sì che i fratelli e sorelle la baciassero. Poi l’ambulanza partì, con a bordo anche il dottore, che si occupò di Maria durante il tragitto.
Lungo la strada, due poliziotti a cavallo apparvero trascinando un uomo che camminava a piedi e ammanettato. Era Alessandro, sudato e coperto di polvere. Fortunatamente Maria non vide il terzetto.
Non appena l’ambulanza entrò in Nettuno, una numerosa folla venne ad incontrarla. La notizia si era sparsa infatti come un fuoco inestinguibile. La folla si riunì anche attorno alla prigione, minacciando Alessandro con molta veemenza.
Ma frattanto all’ospedale c’era un silenzio solenne; il cappellano ascoltò la confessione di Maria, che era già sulla tavola operatoria. I medici costatarono quattordici ferite, la dovettero operarare senza anastesia, e impiegarono due ore, durante le quali Maria non emise un lamento.
Finalmente svenne, ma si riprese subito. Durante la notte si lamentò e diede in grida involontarie, ma al mattino non ricordò affatto il suo dolore. Quando il cappellano le ricordò che Gesù aveva perdonato i suoi crocifissori, Maria disse: "Anch’io perdono Alessandro, e gli auguro che un giorno possa raggiungermi in Paradiso." Il sacerdote portò allora la Santa Comunione, che lei ricevette con occhi pieni di lacrime di gioia.
Il giorno seguente la polizia chiese a Maria un esatto resoconto di quel che era successo, ed ella rispose brevemente e senza risentimento.
Quando furono di nuovo soli, la madre le chiese se Alessandro aveva provato a sedurla altre volte. Maria le disse che aveva minacciato di ucciderla se ne avesse parlato, e aggiunse: "Ma mi ha ucciso lo stesso."
Le fu data l’Estrema Unzione, e poi, per tre ore, lottò con un invisibile nemico, gridando: "Alessandro, lasciami andare! No, no! Andrai all'inferno! Mamma aiutami!"
L’ultima agonia durò fin verso le tre del pomeriggio. Un lungo sospiro sembrò straziarle i polmoni, la luce dei suoi occhi venne meno, e così spirò. Era il 6 luglio 1902, la festa del Preziosissimo Sangue, un giorno davvero molto appropriato.
Cosa avveniva nel frattempo per Alessandro? Venne imprigionato temporaneamente a Nettuno, e poco dopo trasferito nel Carcere romano di "Regina Coeli" per il processo. Dopo aver strenuamente negato il suo delitto, dovette alla fine arrendersi di fronte alle numerose testimonianze, dichiarando però di essere mentalmente infermo. Ma i medici che lo esaminarono per conto del Tribunale dichiararono invece che era perfettamente sano di mente.
Tuttavia, essendo minorenne, fu condannato non all'ergastolo ma a 30 anni di lavori forzati.
dove il suo corpo è meta di devozione e preghiera |
Quando tempo dopo un sacerdote andò a trovarlo, inveì slanciandosi contro di lui e gridando. Ma il sacerdote gli disse: "Presto, Alessandro, sarai tu a cercarmi. Ci pensera Maria."
Il prigioniero gridò: "Mai! Non voglio piu vederti!" Durante i giorni che seguirono Alessandro perse il suo appetito e diventò piu nervoso.
Finché una notte Maria Goretti gli apparve. "L’ho vista!" gridò. "Chiamatemi il Sacerdote!" Le guardie lo burlarono e gli dissero: "Se hai da dirgli qualcosa, scrivigli." E Alessandro mise per iscritto una completa e sincera confessione, e chiese perdono al Signore.
Dopo aver completato i suoi anni di carcere, Alessandro si stabilì in un Monastero Cappuccino, dove lavorò in giardino come terziario.
Egli chiese perdono alla mamma di Maria, e l’accompagnò alla Messa di Natale, durante la quale riconobbe pubblicamente la sua colpa e invocò il perdono di Dio e del popolo.
Quaranta anni dopo, il 24 giugno 1950, la mamma di Maria ed Alessandro furono presenti alla canonizzazione della giovane martire Maria Goretti, presieduta dal Papa Pio XII nella basilica di San Pietro a Roma.
Oggi il corpo di Santa Maria Goretti riposa a Nettuno, come Patrona della gioventù, in una cappella della basilica-santuario di Nostra Signora delle Grazie.
Ancora oggi Santa Maria Goretti aiuta tanti giovani in tutto il mondo a preservare la loro purezza pur vivendo a tante tentazioni contro questa virtù, che è tanto trascurata eppure resta di valore inestimabile.